Carlo Fumagalli
da IL CITTADINO – Scultori nei giardini – XXX M.I.A. – Monza – Villa Reale – 18 settembre 1975
« […] Ma forse, fra gli scultori di figura, merita un discorso particolare Ceppi. Quello che presenta, è qualcosa come una novella; un filosofo accampato in una cornice settecentesca del tutto squallida e in rovina. Si sente l’usura del tempo; e vive nella scena un certo elegismo, una tristezza accorata e quasi una meraviglia che il mondo vada in briciole e che l’architettura d’uomo sia, qui e là insidiata da un genere di vegetazione spontanea, da una specie di ritorno alla natura selvatica e primitiva.
L’artista ha merito per questi suoi modi narrativi. Se poi il suo racconto intenda alludere al pericolo che sovrasta l’uomo che è quello di un ritorno all’età della pietra, non è possibile dire. La sua scena ha più di tristezza che di spavento. Ha un senso di malinconia immemore: il che vuol dire che conosce i ritmi che superano il breve cerchio della vita mondana e che si vive un poco l’aria dell’aldilà.»